38 TFF – The Evening Hour, di Braden King (Torino 38)
Un tempo Dove Creek, in West Virginia, era la classica florida cittadina mineraria americana. Oggi, questa comunità post-industriale è in declino. Cole Freeman lavora come collaboratore sanitario a domicilio, occupandosi degli anziani ma neppure la vendita illecita di antidolorifici riesce a fargli sbarcare il lunario. Come tanti della sua generazione vuole cambiare vita ma le opportunità sono sempre poche e l’ambiente che lo circonda è in costante cambiamento. Cole appartiene a una generazione intrappolata in un vortice di paura esistenziale, mancanza di opportunità e inadeguatezza.
Nazione: USA, Anno: 2020, Durata: 114'
Campo lunghissimo. Le colline di Harlan County (Kentucky): natura incontaminata. I rumori ambientali emergono a scalare, giungendo a sovrastare l’accompagnamento extradiegetico. Un lento movimento panoramico svela, incastonata nel manto forestale, la presenza di una piccola cittadina. Un’improvvisa eruzione: una triade di esplosioni consecutive, che immediatamente diviene protagonista dell’inquadratura e che, con il suo fragore, divora ogni altra fonte sonora. Un’eco immensa. Lo spazio è irrimediabilmente corrotto.
Un ellissi dalla dimensioni imprecisate.
Cole Freeman (Philip Ettinger) lavora come infermiere. Sembra particolarmente predisposto a lavorare con i pazienti più anziani, che assiste anche a domicilio. È l’unico che riesce a farli ragionare, anche nei momenti in cui questi si approssimano alla follia. Giovane, eppure già senile. Anche se porta avanti una piccola attività da narcotrafficante (racimola antidolorifici dalle persone che assiste, per rivenderli), non vi è nulla in lui di spiccatamente ribelle. Vive e agisce in costante catalessi. Come i suoi pazienti e i suoi clienti.
Le azioni di Cole sono volte al passato, ad affrancare la generazione che l'ha preceduto, e, tutt’al più, all’immediato presente, quando gli stessi antidolorifici prescritti ai pazienti di geriatria li distribuisce ai suoi coetanei. Mai un gesto rivolto al futuro. Ogni sua azione è a breve termine. si prende cura di corpi morente, amnesici, prossimi all'oblio. Fatiscenti sono anche le case in cui abitano. E, per estensione, la stessa città in cui vivono, Dove Creek, al cui putrescente immobilismo sembra impossibile sfuggire.
Quando è a letto con Charlotte (Stacy Martin) il corpo di Cole pare insensibile, capace solo di fornire piacere, mai di provarlo sulla sua pelle. Eppure qualcosa lo ferisce: lo sguardo (giudicante) altrui, di chi pensava che «fosse destinato a grandi cose» e che invece ne riconosce, specchiandovisi, la standardizzazione, la mediocrità.
Solo un gesto infantile, come il lancio di un sasso, l'accensione di un fuoco di fronte al quale rievocare il tempo passato, sembra capace di risvegliare un (flebile) spirito anarchico nei protagonisti di The Evening Hour. Piccole azioni, eseguite ai margini di un cosmo che, nella sua microscpicità e microscopìa, soffoca sul nascere ogni tentativo di eversione. Passato e futuro, estetizzati fino alla mitizzazione, divengono immagini necessarie a sopportare un presente insulso, infertile.
Il continuo rimembrare i sermoni del nonno da parte di Cole; i deliri di Terry (Cosmo Jarvis) riguardo l'istituzione di un nuovo racket che soppianti quello di Everett (Marc Menchaca), l'attuale dominatore del (piccolo) narcotraffico della (piccola) città. Tutto è mediocre: ogni lotta per il potere -o per una modesta riconfigurazione dello status quo- è ridotta a goffa, dilettantesca pantomima. Di questo teatrino, i poliziotti sono poco più che spettatori.
The Evening Hour è un pallido e depotenziato anti-western, in cui ad una dimensione totalmente tame si cerca si opporsi tramite un ingenuo quanto maldestro tentativo di ripristino di una wilderness scevra da rapporti di potere codificati sub specie aeternitatis. Uno spazio a cui Cole si dirige in un primo momento solo sul piano mnemonico (rivangando le vecchie passeggiate nel bosco, in compagnia del nonno). Ma verso il quale è in grado di rivolgersi nuovamente sul finale, astraendosi da quel coacervo di mediocrità in cui Dove Creek consiste, e partendo per un viaggio la cui meta è, per lui stesso, imprecisata.