La scena dubita
Immobile vagare indifferente...
La realtà si configura riprendendo forme conosciute. Mi ritrovo su un treno, seduto, un uomo si avvicina e capisco la causa traente a questo ritornare in scena: è il controllore.
CON: Buongiorno, biglietto(?) vago tono accusatorio o forse lo avverto solo io
ME: No... non penso...
CON: stupito Scusi, si o no?
ME: (Scegli!) No! (Chissà...)
Il controllore abbassa lo sguardo tra lo schifato e l'altezzoso, atto in qualche modo giustificato dall'assenza del biglietto, un biglietto...
CON: Dove è salito?
ME: riecheggia (secondo binario, qualunque treno, prima fermata)
(quante ne ho fatte? Perché ricordo ciò? Chi c'è?)
(troppo tempo, rispondi!)
titubante non si sa verso chi Sono appena salito...
CON: E dove scende? Fare sempre più autoritario, fiuta la difficoltà
ME: riecheggia (secondo binario, qualunque treno, prima fermata)
(Dove sono? Per chi sono qui?)
(Quanto è distante il dito pizzicato dalla penna nella mia tasca?)
(parla!)
Al...Alla prossima esce come se fosse una domanda
CON: Bene
Continua a rivolgere lo sguardo alla macchinetta, non si scorge mai il viso, potrei essere io
CON: Sono un euro e cinquanta. pausa enfatica, Se mi dichiara la sua buonafede,
fare sempre più autoritario, altrimenti le devo fare la contravvenzione da
quarantacinque
ME: (che cosa stupida, fa e non fa... Recita anche lui alla fine)
grottescamente Ah! Dichiaro! Ovviamente dichiaro!
(ma cosa dichiaro?! Ma quale buonafede se mi sto prendendo in giro da solo?)
(o forse è quell'altro, che mi guarda, forse è lo spettatore che mi prende in giro...)
Mi rendo conto che le sue parole avevano uno scopo, invitarmi a pagare. Penso al portafoglio, la mano va verso la tasca posteriore sinistra, caspita è proprio lì, è sempre lì, quando non è lì sto male, penso subito di averlo perso... per fortuna è lì! Lo estraggo, apro e osservo... è come se vi cercassi qualcosa su di me
ME: Guardi... mostro, ho il pezzo da cinquanta
CON: Moneta?
ME: continuo ad osservare meravigliato, No, non basta... attendo reazione
Il controllore si muove, cerca qualcosa o fa finta; cerca quel resto che però sa già di non avere, di non potermi dare; lo cerca comunque, come per dare a vedere il suo inutile impegno e lo fa con una certa serietà. A me fa ridere, cerco di aiutarlo.
ME: Se vuole ho la carta, accenno un sorriso
CON: No è che... continua a cercare... No, la carta non...
Nella paralisi dell'imbarazzo momentaneo sento il progressivo rallentare del treno, solo quando si cambia velocità ci si rende conto di viaggiare, si sta fermando. Anche il controllore lo sente. Mi rivolgo a lui con falsa titubanza, quasi pregustando l'esito.
ME: Che faccio? Vado?
CON: Vada! si atteggia come se fosse una sua concessione
ME: Grazie! Non ringrazio veramente, sicuramente non ringrazio la sua concessione;
faccio per voltarmi, ma…
CON: Ehi! Attenda! mio piccolo sussulto stupefatto Il biglietto!
Mi porge il resulto cartaceo sputato dalla macchinetta che maneggiava, ecco il biglietto. Era troppo tardi per annullare il processo ed ho comunque ricevuto il mio biglietto, chissà quanto vale una cosa non pagata...
ME: Ah! Ovviamente... Era questo di cui si parlava.
Mi volto e il controllore scompare, o forse rimane lì, cosa cambia alla fine? Mi volto e sento il treno che va arrestandosi; secondo binario, qualunque treno, prima fermata; per chi sono qui? Per chi sono? Dov'è quell'altro per cui recito? Ora ho un biglietto, un biglietto per scendere dal treno, chissà se la prossima volta lo farò, chissà se dove vado realmente serve, ma soprattutto perché il dito che pizzico nella mia tasca è ancora così distante?
Si aprono le porte, esco.
Immobile vagare indifferente...