Citadel, di John Smith – Libero scambio linguistico

Brevi frammenti dei discorsi del primo ministro britannico Boris Johnson sul COVID-19 si alternano a vedute dello skyline di Londra, che l’artista ha filmato dalla sua finestra durante il lockdown.

Citadel, diretto da John Smith, Regno Unito, 2020, 16’

 

Libero scambio

When barriers are going up, and when there is a risk that new diseases such as coronavirus will trigger a panic and a desire for market segregation that goes beyond what is medically rational, to the point of doing real and unnecessary economic damage, then, at that moment, humanity needs some government somewhere that is willing at least to make the case powerfully for freedom of exchange. Some country ready to take off its Clark Kent spectacles and leap into the phone booth and emerge with its cloak flowing as the supercharged champion of the right of populations of the earth to buy and sell freely among each other. And here in Greenwich in the first week of February 2020 I can tell you in all humility that the UK is ready for that role.

[Quando vengono innalzate delle barriere, e quando vi è il rischio che nuove patologie come il coronavirus scatenino il panico e il desiderio di segregare i mercati, comportamento irrazionale dal punto di vista medico, fino a causare un danno economico concreto e inutile, allora, in quel preciso momento, l’umanità ha bisogno di un qualche governo che sia pronto almeno a sostenere vigorosamente la causa della libertà di scambio. Un Paese pronto a sfilarsi gli occhiali da Clark Kent e lanciarsi in una cabina telefonica, per riemergere con il mantello al vento in qualità di potente paladino del diritto delle popolazioni della Terra di acquistare e vendere tra loro in tutta libertà. Qui a Greenwich, nella prima settimana del febbraio 2020, posso dirvi in tutta umiltà che il Regno Unito è pronto a ricoprire questo ruolo.

-Boris Johnson, Old Royal Naval College, Greenwich, 3/02/2020

 

Nel momento in cui la voce di Johnson è l’unica a sovrastare indiscussa su una Londra disertata e desertica, è necessario che -per contrastare la sua strapotenza mediatica- ai deliranti proclami sulla necessità di garantire sempre e comunque la libertà di scambio si opponga una libertà linguistica, in cui i termini dello scambio non sono prodotti ma significanti, cui viene restituita ora la loro libertà (la loro pura significanza[1]), ora il loro significato effettivo, sepolto sotto strati di reboante retorica. Se Johnson (per sua stessa auto-proclamazione) è Superman, il cinema di John Smith è la Kryptonite, l’oggettivarsi di un linguaggio inutile e anarchico.

I discorsi di Johnson, quelli delle varie conferenze stampa e interviste televisive tenute durante i mesi della pandemia, oltre che dei proclami diretti alla nazione, vengono ridotti a brandelli. Questi ultimi vengono reiterati meccanicamente, alternati l’uno con l’altro ad un ritmo martellante. «Buy and sell / Business / Our business». Le sue parole vengono ridotte a pulsazioni ritmiche, tasselli di una composizione rumoristica. Ma allo stesso tempo si liberano della scorza retorica in cui Johnson le avvolge per attutire il più possibile il messaggio che, in fondo, non ha la minima esitazione a propugnare. Come nota lo stesso Smith: «It became obvious very quickly that Johnson’s Tory government was determined to place business interests before public health, initially seeing the spread of COVID-19 primarily as a business opportunity».[i] Ecco dunque che ad una sofisticazione ovattante del messaggio (quella operata malamente da Johnson) si oppone una sua radicale brutalizzazione, una decostruzione che passa dalla reductio a significanza rumoristica non per de-significare in un gioco nichilista senza soluzione di continuità, quanto per svelare il nucleo originario dei proclami del primo ministro britannico. Appurato che la forza motrice dell’eloquio johnsoniano è l’interesse economico, occorre dunque non solo svelarne l’origine attraverso una decostruzione semiotica, ma procedere ad una sua mostrazione.

I decided that I would combine excerpts from Johnson’s speeches with my images of the city, filmically relocating the centre of power from Parliament to the financial district of the City of London [...][2]

Ecco che, parallele alla decostruzione rumoristica dei discorsi di Johnson, scorrono le immagini della loro scaturigine originaria: il settore finanziario londinese, l’effettivo centro del potere. Più che di immagini multiple, si tratta di un’immagine, singola. Il medesimo campo lungo, ripreso dall’abitazione dello stesso Smith (situata a Hackney, a est di Londra) nel corso del 2020. Non varia mai l’asse di ripresa, né la tipologia del piano impiegata. A variare sono solo le condizioni climatiche, il tempo trascorso. La colonna visiva subisce lo stesso processo decostruttivo di quella sonora, attraverso un semplice shift: il gioco ironico di Smith si sposta dai significanti linguistici a quelli cinematografici.

Come per Johnson la necessità di sostenere «la causa della libertà di scambio» sovrasta ogni altro interesse pubblico, così l’agglomerato di imponenti edifici del settore finanziario resiste a ogni interpolazione di montaggio, a ogni condizione climatica. Una citadel fortificata e inattaccabile, di cui si lacera però il manto linguistico. Riconoscerne il dominio è il primo passo per direzionare un’ipotetica azione eversiva. Attraverso la propria inquadratura insistita nel tempo, atta a indagare ogni possibile variazione climatica, Smith ha intanto acquisito il potere di far scomparire quella imponente fortezza nella nebbia.

Niccolò Buttigliero Junior

Vita low budget in campionato juniores. Vedere, scrivere, fare cinema - ut scandala eveniant.

Laureato al DAMS di Torino in Storia e teoria dell'attore teatrale con una tesi sul «progetto-ricerca Achilleide» di Carmelo Bene. Vive in un cinema e lavora in un teatro.

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