La metropoli e la vita dello spirito
La metropoli offre l’amara possibilità di fare esperienza della solitudine pur essendo circondati da una molteplicità di corpi; corpi che ci passano accanto eppure non ci toccano, che ci vedono ma non ci guardano. È di questa grande opera della modernità che il sociologo Simmel elabora un’illuminante analisi.
Lascia che il poeta viva – Intervista ad Adam Zagajewski
«La poesia vacilla tra pensiero ed emozione, la musica aiuta i poeti a mantenere l’equilibrio tra i due...». Nominato più volte al Premio Nobel per la letteratura, Adam Zagajewski è uno dei più importanti poeti contemporanei. Dato il posto e la grandezza di Zagajewski nella Letteratura, questa breve intervista si propone di indagare alcuni aspetti della sua poesia.
La differenza sessuale non esiste nell’inconscio
Miquel Bassols, psicoanalista lacaniano, con l’articolo La différence des sexes n’existe pas dans l’inconscient, qui presentato in traduzione italiana, prende parte al dibattito su “La Sessuazione e i suoi mutamenti” che sta attraversando la psicoanalisi
Soul, di Pete Docter – La polisemia del gatto
Il corpo animale sfugge ad una significazione esclusiva ed escludente, aprendosi alla polisemia, al chimerismo psichico. In quella dimensione interstiziale tra antropomorfemi e bruta natura, ovvero in seno al mondo animale, l’oralità sfugge alla cosmologia e alla lingua stringente dei Jerry pur senza sprofondare nell’indistinzione, nell’esizialità entropica assoluta. Tra il logos del corpo (antropomorfico) e il silenzio, la phonè della carne.
Out of Sight – Un fotogramma
Jennifer Lopez e George Clooney si specchiano l’uno nell’altro. Dimentichiamoci del film da cui il fotogramma è tratto, del terreno da cui esso affiora, e da cui noi lo strappiamo brutalmente, incuranti. Dei personaggi di cui Lopez e Clooney sono interpreti. Dimentichiamoci di qualsivoglia intentio auctoris. Cosa rimane?
Se la filosofia è un genere letterario
L’esperienza sorgiva della filosofia, la sua arché, è questo perpetuo gesto della mente che divide-e-riunisce; è la contemplazione, dove appunto ogni cesura (soggetto e oggetto, dentro e fuori, mente e corpo) continuamente si apre e risana, in una rete di infinite corrispondenze in cui, paradossalmente, non vi è un’arché individuabile – ma un ritmo, che nei suoi battiti abolisce ogni gerarchia.
I predatori, di Pietro Castellitto – La pasta alla norma, il vitello tonnato e il cadavere di Nietzsche
Il sorriso di Marchioni, esasperato fino all’ebetismo, cinge I predatori in un anello beffardo, coronando il fallimento di qualsiasi mediazione tra Pavone e Vismara, intellettuali borghesi e fascisti proletari.
Caduta vorticosa in deliquio
“Naufragium feci, bene navigavi”. Sì è fatto naufragio perché l’obiettivo era quello di godersi la caduta e di riuscire a creare un’esperienza lucida nel vortice dei marosi, non quello di arrivare chissà dove. Si ha ben navigato, perché non c’è momento in cui si vorrebbe essere altrove che in quelle turbine. Una riflessione tra le correnti che attraversano l’ultimo libro di Tommaso Tuppini, Vortici (Orthotes 2020).
Il corso della theoría. Note sull’imaginale
Questo punto ritmico che è l’imaginale, il vuoto che in sé ogni forma discioglie, dove la mente, lo spazio e la Luce coincidono, è la χώρα: il ricettacolo che accoglie la mente e che a un tempo è la mente stessa, la cui visione, come per la Luce Gloriosa iranica, confonde sogno e veglia: «a questo essere [la χώρα] noi guardiamo come in sogno». Lo spazio-ricettacolo si costituisce come la possibilità stessa di ogni forma – è il Bene, l’originaria, infigurabile eccedenza da cui la molteplicità degli enti è emanata. È l’a priori che ‘permette’ il mondo sensibile. È la sua verità, la sua realtà profonda.
Let the poet live. Interview with Adam Zagajewski
«Poetry vacillates between thinking and emotion, music helps poets in maintaining the equilibrium between the two…». Nominated more than once for the Nobel Prize for Literature, Adam Zagajewski is one of the most prominent contemporary poets. As a collection of his poems was recently published in Italy and given Zagajewski’s place and greatness in Literature, this short interview aims at investigating some aspects of his poetry.
Le parole, una polvere bianca
Emanuele Coccia, giovane promessa della (pop)filosofia europea, insegna alla École des hautes études en sciences sociales a Parigi e riflette principalmente su tematiche collegate all’estetica, alla moda e al rapporto uomo-natura. In questa scheggia, tradotta dal francese, ci offre uno scorcio del mondo e del linguaggio, partendo dal lavoro delle sue mani che si muovono sulla scrivania. Con un linguaggio compiuto, semplice, chiaro ma tagliente, mette in questione la superficialità che attribuiamo ad una delle pratiche più spirituali e psicotrope della vita: la scrittura.
Stay Awake, Be Ready, di Pham Thien An – Un one-shot film idiosincratico
ll film di Thien An coincide con uno shot fenomenologicamente anintenzionale, che non mira a nulla: né ad un corpo, né ad un’azione, né ad un luogo. Nell’universo visuale di Thien An non vige alcuna gerarchia e, lungi da far coincidere l’ottica della macchina da presa con il POV di un avatar diegetizzato, il cineasta rilancia qualsiasi operazione di discernimento allo spettatore che, di fronte a tale idiosincrasia, non può che sentirsi smarrito e affascinato.
Psicanalisi, istituzione, soggetto. Intervista a Giovanni Leghissa (II° parte)
La psicoanalisi disturba perché introduce il tema del desiderio, ossia dell’indecidibile, della non saturabilità dei saperi. La rivoluzione epistemica, riflesso di una rivoluzione politica, che si avrebbe introducendo la psicoanalisi nell’università, sarebbe pari a quella prodotta se introducessimo paradigmi sistemico-cibernetici, se smobilitassimo i confini tra discipline.
Postumano, trascendentale, sistemi. Intervista a Giovanni Leghissa (I parte)
Un’impostazione filosofica di tipo sistemico mostra la porosità tra campi del sapere. Non solo ipotizza ma anche pratica una collaborazione tra discipline, che non è ancora data per ragioni istituzionali. Potremmo dire che fondare è un atto tra altri. Significa porre la classica domanda sulla fondazione dei saperi ma al tempo stesso riconoscere la natura contingente sia dell’atto posizionale di colui che pone la domanda sia delle risposte che vi si danno.
Cold Meridian, di Peter Strickland
Cold Meridian si rivelerebbe un ennesimo ritorno a Kulešov, non fosse che all’ambiguità direzionale (e dunque spaziale) dello sguardo si somma quella temporale. Di cui la sensazione chimerica che il film suscita, a un tempo di profonda inquietudine e totale rilassatezza. Assistiamo alla morte del tempo cronologico che, fratturato e privato della sua coesione logico-causale, cede all’eternità immobile della sensazione auditiva. Il senso percettivo fagocita quello semiologico.
Mank, di David Fincher – L’ombra di Welles
"Mank" è un film essenzialmente mancante, romantico nel suo alludere a qualcosa di incommensurabile e irrappresentabile. A raggiungere tale smisurata grandezza non è nient’altro che Quarto potere e con esso, transitivamente, l’uomo a cui di tale mastodontica opera si attribuisce la paternità assoluta: Orson Welles. Figura mitologica ancor prima che storica, Welles sfugge, continuamente.
"Comme si". Interview with Olivier de Sagazan
Olivier de Sagazan is a French performer and artist, born in Brazzaville, Congo. Inspired by the work of Antonin Artaud and Samuel Beckett, Sagazan mainly builds performances in which he intervenes on his own body, deconstructing it, dehumanizing it, and applying violence to it. In this new interview by Mirko Preatoni, Sagazan addresses three main issues: truth, identity and performance.
"Come se". Intervista a Oliver de Sagazan
Olivier de Sagazan è un performer e artista francese, nato a Brazzaville, in Congo. Ispirato dal lavoro di Antonin Artaud e Samuel Beckett, Sagazan costruisce principalmente performance in cui interviene sul proprio corpo, decostruendolo, disumanizzandolo e applicandogli violenza. In questa nuova intervista di Mirko Preatoni, Sagazan affronta tre temi principali: verità, identità e performance.
Intervista ad Anselm Kiefer
Anselm Kiefer è uno dei più grandi artisti viventi. Nell’intervista a cura di Elena Cué qui tradotta, Kiefer racconta le ragioni, le ispirazioni, il “senso” della sua produzione artistica. L’infanzia, l’alchimia, la filosofia, il nazismo, il profondo carattere impolitico dell’arte: questi sono solo alcuni dei materiali mitologici con cui Kiefer costruisce le sue opere. La memoria e la storia, in questo senso, sembrano essere i luoghi dai quali Kiefer estrae i materiali della sua arte, per formare una “mitologia delle immagini”. Nel momento in cui si è sopraffatti, l’arte emerge, nella forma del «nuovo che sorge dalla storia».
Nimic, di Yorgos Lanthimos – Imitazione, annichilazione
A separare nimic (“niente, nulla”) da mimic (“imitare”) è un misero grafema la cui esiguità, ancor prima di differenziare i due vocaboli, ne suggerisce l’affinità. Annichilazione e imitazione coincidono, e questo avviene già sul piano estetico nella misura in cui i due vocaboli si imitano vicendevolmente, assumendo uno (pur se imperfettamente) la forma dell’altro, e si annichilano eludendo la differenza grafico-fonetica che ne caratterizzerebbe l’autonomia, dissolvendosi in una dimensione entropica, in-differente.